Assertività, questa sconosciuta…

Mi rendo conto sempre di più che non tutti conoscono questa parola, e quindi il suo significato, pertanto ritengo utile illustrarlo.

Partiamo da una definizione: che cosa si intende col termine “assertività”?
“L’assertività (dal latino “asserere” che significa “asserire”), o asserzione (o anche affermazione di sé), è una caratteristica del comportamento umano che consiste nella capacità di esprimere in modo chiaro ed efficace le proprie emozioni e opinioni senza tuttavia offendere né aggredire l’interlocutore” (da Wikipedia). L’assertività, dunque, è una modalità di comunicazione attraverso la quale si afferma il proprio punto di vista senza prevaricare né essere prevaricati, il giusto equilibrio tra lo stile aggressivo e lo stile passivo. Vediamo questi stili più nel dettaglio.

Stile aggressivo: i soggetti con questo stile sono persone che non rispettano i limiti degli altri, sono concentrati sui propri desideri senza badare a coloro che hanno intorno. Per fare questo utilizzano qualsiasi mezzo a propria disposizione, anche distruttivo e violento. La tendenza è quella di dominare gli altri e l’unico obiettivo che si pongono è il potere personale e sociale. Alla base di questo tipo di comportamento vi sono delle componenti d’ansia accompagnate da rabbia ed ostilità. C’è anche un disprezzo degli altri e un mancato riconoscimento della dignità altrui.

 

 

Stile passivo: i soggetti con uno stile di comunicazione passivo pensano più ad accontentare gli altri che non se stessi, sono facilmente influenzabili e subiscono le situazioni senza opporsi. Sono soggetti che hanno un’elevata ansia sociale,che non riescono ad esprimere adeguatamente i propri bisogni e le proprie esigenze. Il loro obiettivo è ottenere il consenso di tutti ed evitare qualsiasi forma di contrasto con gli altri. Nel breve termine questo tipo di atteggiamento è utile per ridurre l’ansia, ma finisce col limitare notevolmente il benessere e la capacità d’azione della persona. Alla base di questo atteggiamento vi sono spesso sensi di colpa associati ad una forte componente ansiosa.

 

A pensarci bene, sia l’ira che la remissività sono in strettissima correlazione con l’incapacità di esprimere i propri bisogni, le proprie esigenze e le proprie aspirazioni. Chiaramente, nessuno di questi due estremi rappresenta l’ideale per stare bene con se stessi ed avere buoni rapporti con gli altri.

Perché ritengo importante spiegare il concetto di assertività? Perché attraverso la mia pratica clinica mi sono resa conto non solo che in pochi ancora sanno cosa significhi essere assertivi, ma soprattutto che la maggior parte dei disagi portati dai miei pazienti in terapia sono in definitiva riconducibili ad un deficit nell’ambito delle capacità assertive. Ma perché sembra essere così difficile avere uno stile di comunicazione (e quindi di comportamento) assertivo?

La mancanza di assertività di solito è il risultato del modo in cui una persona è stata educata. Se ad un bambino è sempre stato detto/fatto capire/comunicato (in modo più o meno esplicito) che deve comportarsi in modo da piacere agli altri e da evitare i conflitti, sarà difficile che questo bambino da grande diventi una persona assertiva! Più probabilmente lo stile di questa persona sarà passivo e remissivo. Anche nel caso in cui i modelli di riferimento adulti del nostro bambino in questione siano stati modelli di comportamento caratterizzati da violenza, rabbia e prevaricazione sugli altri, il nostro piccolo eroe crescendo avrà meno probabilità di diventare una persona con uno stile assertivo, ma avrà più probabilmente uno stile aggressivo…
Badate bene che parlo di probabilità, non di certa determinazione. (Per fortuna, le cose umane di rado sono certamente determinate!).

L’assertività non è una caratteristica che si eredita, tuttavia si può sviluppare. L’autostima è necessaria nello stile assertivo, poiché chi si vuole bene si relaziona agli altri in maniera adeguata, mentre il pensare di non valere nulla impedisce un buon dialogo con se stessi, finendo così per comportarsi in maniera passiva o aggressiva. L’assertività è in definitiva l’atto di chiedere ciò che si desidera in modo sicuro e senza danneggiare nessuno, ma allo stesso tempo mantenendo fermo il proprio diritto di esprimere scelte, idee ed esigenze. Questa idea molte volte genera ansia e timore nelle persone: “Ma non si rischia di non piacere più agli altri essendo assertivi?”. Essere assertivi non significa essere egoisti. Essere egoisti significa dare valore solo ai propri diritti, senza rispettare o comprendere i diritti degli altri. Essere assertivi significa rispettare e comprendere i diritti di se stessi e degli altri. Le persone non avranno in antipatia un soggetto assertivo, verrà invece apprezzata la sua sicurezza.

E allora, come si diventa assertivi? Riuscendo ad avere una buona autostima e riconoscendo a se stessi alcuni fondamentali diritti:
– diritto di avere i propri valori, le proprie credenze, le proprie opinioni ed emozioni, e il diritto di essere rispettati per questo, a prescindere dalle opinioni degli altri;
– diritto di non giustificare o spiegare le proprie azioni agli altri;
– diritto di dire agli altri come si desidera essere trattati;
– diritto di esprimere se stessi e di dire “no”, “non lo so”, “non capisco”, o anche “non mi interessa”;
– diritto di chiedere informazioni o di chiedere aiuto, senza per questo sentirsi in colpa;
– diritto di battersi per sè e per quello che si vuole;
– diritto di essere trattati con rispetto.

Questi diritti, naturalmente, vanno esercitati con buon senso, ragionevolezza ed intelligenza. Far valere i propri diritti senza rispettare e comprendere i diritti altrui non è assertivo, è prevaricativo. Riconoscere e valorizzare i propri diritti ha un senso solo se vengono riconosciuti e valorizzati anche i diritti altrui. Non riconoscere a se stessi questi diritti, però, può portare a comportamenti passivi in alcune circostanze, anche importanti, della propria esistenza. Se si permette che i bisogni, le opinioni, i giudizi degli altri diventino più importanti dei propri, si rischia di rendersi infelici, stressati, magari anche aggressivi. Assumere un atteggiamento passivo significa comportarsi in maniera disonesta con se stessi e con gli altri. A volte chi si comporta in maniera passiva pensa di essere più bravo, pensa che quello sia l’unico modo per essere giusti, buoni, corretti. In realtà le persone passive spesso mentono a se stesse, non si rispettano e dunque non sono sincere né corrette perché non esprimono i loro sentimenti e le loro opinioni. Magari non dicono bugie, ma comunque lasciano credere agli altri cose non vere.

In conclusione, spero che la lettura di questo articolo sia servita a far comprendere l’importanza di assumere uno stile comunicativo maggiormente assertivo. E se qualcuno ritiene di aver bisogno d’aiuto in tal senso, non esiti a contattarmi: sarebbe il primo passo verso una maggiore assertività.

 

 

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